Atlante delle mafie (vol 2) by Enzo Ciconte & Francesco Forgione & Isaia Sales

Atlante delle mafie (vol 2) by Enzo Ciconte & Francesco Forgione & Isaia Sales

autore:Enzo Ciconte & Francesco Forgione & Isaia Sales [Ciconte, Enzo & Forgione, Francesco & Sales, Isaia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rubbettino Editore
pubblicato: 2013-12-11T23:00:00+00:00


IL SUMMIT DI MONTALTO DEL 26 OTTOBRE 1969

La storia dei rapporti tra la ʼndrangheta calabrese e la destra eversiva, ha una data d’inizio: domenica 26 ottobre 1969. La mattina di quel giorno un piccolo gruppo composto da sedici agenti di polizia e quattro sottufficiali, oltre a quattro carabinieri, di cui due sottufficiali, tutti guidati dal maresciallo di P.S. Gregorio Anello, sorprese in località Cano di Montalto, la vetta più alta dell’Aspromonte, una riunione di ʼndrangheta alla quale partecipavano oltre cento esponenti. Ne furono fermati ventuno, anche se il numero era assai maggiore (circa centocinquanta), ma l’esiguo numero di polizia e carabinieri consentì a molti dei partecipanti al summit di sottrarsi al fermo di polizia e all’identificazione. Fu così che si creò la convinzione che alla riunione partecipassero anche esponenti politici, la cui presenza non doveva assolutamente essere disvelata, tanto che alcuni dei partecipanti si sarebbero fatti arrestare per coprire la fuga dei personaggi «eccellenti» a bordo di autovetture di rappresentanza. La circostanza tuttavia non trovò mai conferma ufficiale. Il processo si svolse nei confronti di settantadue imputati, tra i quali vi erano alcuni dei capi delle cosche più potenti in quegli anni: Antonio (detto ‘Ntoni) Macrì da Siderno, Giuseppe Zappia da San Martino di Taurianova, Zito Giuseppe da Fiumara di Muro, Tegano Giovanni da Archi di Reggio Calabria, Antonio Nirta da San Luca. L’operazione non avvenne certo per caso; la polizia, con a capo il questore Santillo, aveva evidentemente ricevuto una soffiata assai precisa su data e luogo della riunione, anche se, probabilmente non poteva immaginare il grande numero dei partecipanti, né l’importanza dell’ordine del giorno. Quell’assemblea rientrava nella tradizione, secondo la quale, ogni anno, in coincidenza approssimativa con la festa della Madonna di Polsi, (e cioè tra fine agosto e i primi di settembre), si teneva l’assemblea ordinaria della ʼndrangheta, alla quale partecipavano gli esponenti dei «locali» presenti in Calabria e anche fuori di essa, oltre Oceano, come avveniva per le rappresentanze di Canada e Australia. Anche il luogo della riunione era quasi sempre nelle immediate vicinanze del santuario della Madonna di Polsi, in modo da consentire ai partecipanti di confondersi tra la folla dei fedeli in visita al Santuario. Dunque quell’anno si registrarono due novità rispetto alla tradizione: lo spostamento del luogo di riunione e la variazione della data in cui essa venne fissata. Il motivo di tali novità era da ricercarsi nell’esigenza di conferire alla riunione una particolare segretezza rispetto agli anni precedenti: spostare la riunione in pieno autunno, in un luogo situato ad altezza maggiore di Polsi, rendeva certo meno probabile sia i controlli di polizia che la presenza casuale di estranei; in più, era aperta la stagione venatoria e andare in giro con un fucile a tracolla si poteva far passare come una battuta di caccia o un’escursione alla ricerca di funghi. Resta da capire il motivo di tale particolare esigenza di segretezza. Vi era il timore, rivelatosi fondato, che qualcuno, dall’interno, intendesse boicottare la discussione su argomenti assai delicati e non condivisi. La lista degli assenti più illustri è illuminante al riguardo.



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